Rai 3 – Le Parole

Rai 3 – Le Parole

Massimo Gramellini, conduttore della trasmissione televisiva “Le Parole” in onda su Rai3, ospita nel suo programma una breve intervista rilasciata dall’investigatore privato, Giuseppe Tiralongo, ne nasce quindi un simpatico sketch, dove il detective racconta al comico Saverio Raimondo, alcuni aneddoti della sua professione ai tempi del Covid.

QUANDO SOSPETTARE IL TRADIMENTO? ECCO I 6 INDIZI TIPICI

QUANDO SOSPETTARE IL TRADIMENTO? ECCO I 6 INDIZI TIPICI

È un dato di fatto! L’esperienza della quarantena forzata causata dal Covid 19 è stata fatale per molte coppie.
Il lockdown ha fatto emergere vecchie questioni ed incomprensioni e molte persone hanno iniziato ad aprire gli occhi, scoprendo cose sul proprio partner che, nella normalità, non avrebbero mai ravvisato.
Mettiamoci poi il contesto sociale in qui viviamo, l’utilizzo improprio degli innumerevoli social media e le varie “amicizie equivoche” che si istaurano nella nostra frenetica vita quotidiana… e alla fine della storia, rimanere fedeli è diventato difficile per chiunque.

In questo contesto, cedono le nostre sicurezze e subentra la gelosia che nulla ha a che fare con l’amore, forse è un campanello d’allarme che ci avvisa di un pericolo o di una situazione sentimentale che sta mutando – Comunque vada è un nodo che va sciolto al più presto, prima che la relazione possa subire profonde ripercussioni.

Al fine di offrirti nuovi spunti di riflessione, ho deciso di darti alcuni consigli per distinguere e valutare quali potrebbero essere considerati “indizi di infedeltà e tradimento”.

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Vero – intervista l’investigatore privato a Roma Giuseppe Tiralongo

Vero – intervista l’investigatore privato a Roma Giuseppe Tiralongo

intervista settimanale vero investigatore privatoSignor Giuseppe Tiralongo, può chiarire in dettaglio quale sia la figura dell’investigatore privato?

L’investigatore privato è un libero cittadino con licenza (rilasciata dalla Prefettura territoriale) di effettuare e svolgere per conto di terzi, attività investigative tipiche e atipiche simili a quelle della Polizia nell’ambito del pubblico, privato e adesso anche nella pubblica amministrazione.

Noi investigatori privati, non siamo poliziotti, non abbiamo banche dati privilegiate e dobbiamo rispettare, durante un indagine, tutte le limitazioni imposte dalla legge sulla privacy.

Facendo riferimento al privato, noi di Vero, ci siamo rivolti a lei per approfondire una tematica importante nelle relazioni di coppia: il tradimento. Secondo lei, quale fascia di età è più incline a tradire?

Parlando di infedeltà coniugale non c’è una fascia d’età dove si tradisce di più rispetto ad un’altra. I miei clienti spaziano dai 35-40 anni fino ai 70. Facendo riferimento alla sfera maschile oggi, grazie al classico “aiutino”(viagra), anche i più datati riscoprono una seconda giovinezza sessuale ed intrecciano relazioni sentimentali/sessuali con donne molto più giovani di loro.

Che cosa spinge queste donne ad intrecciare relazioni con uomini più vecchi? Forse l’uomo maturo piace più del giovane?

Nella maggior parte dei casi l’interesse è puramente economico. La “formula” utilizzata è quasi sempre la stessa: prima si propongono come badanti, collaboratrici domestiche o altro, e poi trasformano il rapporto professionale in privato. Sono donne italiane o straniere? Per la maggior parte dei casi che ho affrontato si tratta di donne dell’est che mirano al conto in banca dello pseudo partner o che hanno l’obiettivo di farsi mantenere chiedendo soldi e regali costosi utilizzando la strategia del finto innamoramento.

Quando il cliente si rivolge alla sua agenzia investigativa a Roma, cosa chiede di solito? Solitamente ci chiede di produrre prove inerenti il probabile tradimento del partner.

Probabile, ma non certo: lei come si attiva in questi casi?

Sono un professionista e svolgo la mia attività di investigatore privato Roma da più di vent’anni e come tale ho una prassi da seguire per capire attraverso un primo colloquio con il cliente se, di fatto, ci sono i presupposti di una possibile infedeltà coniugale o meno.

E se questi presupposti non ci fossero?

Invito il cliente a desistere facendogli capire che non è il caso di approfondire i suoi sospetti.

Una volta accertato il tradimento, come si producono le prove finali da sottoporre al cliente?

Svolgiamo appostamenti e pedinamenti nei confronti della persona oggetto delle nostre verifiche. In questi casi utilizziamo anche la strategia del pedinamento elettronico che ci permette di stabilire in tempo reale la precisa posizione del soggetto garantendo ulteriormente la nostra operatività.

Queste apparecchiature denominate anche Gps Tracker, vengono applicate sotto il telaio delle autovettura utilizzate dalle persone sottoposte ai nostri controlli.

Può indicarci anche altri strumenti da voi utilizzati durante il pedinamento?

Facciamo anche uso di macchine fotografiche e videocamere con potenti teleobiettivi e di microcamere denominate “spycam”. Non utilizziamo invece microspie.

Perché?

A livello giuridico sono considerate illegali. Oltre a violare la privacy della persona, le conversazioni registrate non potrebbero comunque essere usate in Tribunale come prova di una possibile relazione extraconiugale. Per la legge si tratterebbe di interferenza illecita nella vita privata.

Quanti giorni in media sono necessari per “inchiodare” un possibile “traditore“?

Almeno una decina! È il periodo temporale necessario per approfondire in modo certo le indagini. Durante questo lasso di tempo il sospettato viene costantemente monitorato nella sua quotidianità. Sono pedinamenti difficili che  vanno pianificati in base alla tipologia del lavoro e allo stile di vita del soggetto. Durante i pedinamenti a volte vengono a galla realtà inimmaginabili, che hanno dell’incredibile.

Quali sono i luoghi maggiormente utilizzati da chi tradisce?

Prima erano i Motel e gli Hotel, adesso paradossalmente sono i bed and breakfast  che creano non pochi problemi all’attività investigativa.

Quali sono i problemi ai quali dovete fare fronte in questo caso?

I b&b nella maggior parte dei casi non possiedono la struttura esterna del Motel o dell’hotel e ad esempio  possono essere collocati in normali palazzi. Quindi, sostanzialmente, se dobbiamo produrre prove fotografiche o video, l’ingresso e l’uscita da un palazzo non possono accertare che i due abbiamo consumato un rapporto amoroso all’Interno di una struttura normalissima come questa.

In questo caso dobbiamo proseguire il pedinamento ed attendere che “i due” si incontrino in altri luoghi più idonei oppure che possano baciarsi in un luogo pubblico per essere “inchiodati”.

Si rivolgono a lei più donne o più uomini? Sicuramente più donne. Perché?

La donna è sempre più attenta ai dettagli, pone più attenzione alle sfumature del rapporto e nel caso di un sospetto tradimento inizia personalmente (nel suo piccolo) a monitorare il marito e i suoi comportamenti dando il via a una mini indagine personale che spesso ci fornisce indizi utili per una vera attività investigativa.

Per quanto riguarda l’uomo invece?

Tendenzialmente l’uomo è molto più sicuro di se stesso e più superficiale. Quando si rivolge a noi lo fa perché è consapevole di aver trascurato la moglie per tanti motivi. È meno attento ai dettagli e quando scopre alcuni atteggiamenti insoliti del partner è sicuro di essere di fronte a un possibile tradimento.

Prendiamo in esame una donna, come reagisce quando capisce di essere stata tradita attraverso il materiale fotografico da voi prodotto?

Di solito quando noi svolgiamo un’indagine lo facciamo perché abbiamo capito che sussisteva un possibile tradimento. Quindi preparo sempre i miei clienti alla consapevolezza del tradimento e quindi, al peggio. Nonostante tutto, quando scoprono veramente di essere state tradite le reazioni sono molto varie: c’è chi si dispera piangendo, chi si arrabbia al punto di stracciare le foto, chi non ammette a se stessa di essere stata tradita, chi si fa colpe inesistenti e chi invece (nella maggior parte dei casi) inizia a fare dei paragoni con l’amante.

Signor Giuseppe, lei durante l’indagine diventa la persona di riferimento per queste donne. Le è mai capitato che per ripicca personale qualcuna le facesse delle avance?

È successo in più occasioni, ma come le ho già detto, sono un professionista e quando è capitato ho sempre rispettato il codice deontologico dell’investigatore privato.

Un’ultima domanda. Deve combattere anche lei con un mercato parallelo e poco professionale? Tutti i giorni. Perché in questo ambito esistono figure non autorizzate che sfruttando la fragile condizione psicologica del cliente e in quel preciso momento se ne approfittano estorcendo loro somme di denaro sproporzionate o anche più basse del mercato. Il mio consiglio personale è di porre molta attenzione nella scelta del professionista al quale ci si rivolge e, se il caso lo richiede, di verificare se il soggetto interpellato sia o meno in possesso di tutte le autorizzazioni necessarie ad operare come investigatore privato Roma.

Lei è mai stato tradito?

In passato si, ma non ne ho mai avuto la certezza. Per mia sfortuna non posso indagare su vicende che mi riguardano personalmente perché ne sarei coinvolto emotivamente rischiando di compromettere il risultato dell’indagine, poi, in tutta franchezza con tutto quello che ho da fare non ne avrei il tempo. Oggi sono un uomo sposato e sicuramente sono certo del fatto che la mia compagna non la trascuro e le dedico il tempo necessario che merita.

È legittimo l’uso delle Telecamere nascoste per spiare i dipendenti?

È legittimo l’uso delle Telecamere nascoste per spiare i dipendenti?

Possono essere usate in sede giudiziale le riprese effettuate attraverso video sorveglianza nascosta?

Quando ci rechiamo nei pressi di una azienda, grande o piccola che sia, è ormai consuetudine trovare telecamere piazzate nei posti più disparati, probabilmente al fine di prevenire furti di merci, attrezzature o comunque beni riconducibili al patrimonio aziendale.

L’atra finalità per cui vengono istallate queste telecamere di sorveglianza è in realtà, spesso legato a motivi di “controllo interno” e quindi per sorvegliare i dipendenti che si adoperano nel proprio lavoro, in particolare per i lavoratori che svolgono funzioni amministrative o di cassa – l’intento è quello di scoraggiare i lavoratori nel compiere “qualcosa che non si dovrebbe”.

Per istallare le telecamere di sorveglianza è necessario informare tutti i lavoratori e i loro rappresentanti, della esistenza di ogni singola telecamera. Prestate attenzione ora, perché può accadere che il datore di lavoro, dopo aver notato ammanchi di cassa o di merce, possa aver istallato internamente o esternamente alla propria azienda, e comunque nei luoghi dove ritiene avvenga quella determinata situazione – telecamere nascoste – al fine di recuperare prove per confutare un suo dubbio e dimostrare una sottrazione o un furto avvenuto per mano di uno o più dipendenti.

A questo punto le domande sorgono spontanee:

  • le riprese effettuate con le telecamere nascoste per controllare i dipendenti, sono legali?
  • I video reperiti, possono essere utilizzati in tribunale per licenziare il dipendente?

Recentemente la Corte Europea dei diritti dell’Uomo (CEDU) si è espressa per un caso che riguardava la Spagna. La CEDU ha ribadito che l’utilizzo delle telecamere sul posto di lavoro è vietato eccetto quando il loro impiego è finalizzato a tutelare i beni dell’azienda o comunque a scongiurare il pericolo di furti o altri reati ai danni dell’attività.

In questo caso l’installazione (ad eccezione di bagni, mense, spogliatoi o comunque aree di svago) può essere, come già detto precedentemente, concordata con i rappresentanti dei lavoratoti e successivamente comunicata ai dipendenti, i quali devono essere obbligatoriamente informati delle modalità di conservazione, raccolta, trattamento, e uso dei loro dati, come previsto dalle norme vigenti e dal GDPR UE 2016/679.

In definitiva, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo a stabilito che, le videoriprese reperite attraverso l’utilizzo di telecamere nascoste, possono essere impiegate all’interno di un procedimento legale concernente il licenziamento del dipendente, solamente se queste non siano l’unica prova a carico del lavoratore.

Se il datore vuole vedersi riconosciuto un proprio diritto leso dovrà – secondo la CEDU – reperire testimonianze o elementi a prova della colpevolezza del proprio dipendente.

In Italia, la giurisprudenza da sempre ribadisce come per i «controlli difensivi», ovvero quelli volti a tutelare il patrimonio dell’impresa e a scongiurare furti e reati perpetrati dai dipendenti, sia legittimo l’utilizzo di telecamere-spia, anche senza un accordo sindacale. Bisogna però stare attenti alle definizioni usate dal legislatore, difatti il termine “controllo difensivo” è assai diverso dal termine “controllo preventivo”, volto in tal caso per osservare la condotta del dipendente e non per comprovare un furto.

Questo significa che in assenza di un valido sospetto o di un indizio di colpevolezza, istallare una telecamera nascosta potrebbe significare violare le garanzie di privacy, libertà e dignità del dipendente lavoratore.

In questo contesto ben si sposa allora, l’attività svolta da un investigatore privato (autorizzato dalla Prefettura) che attraverso investigazioni aziendali può procurare al datore di lavoro –indizi, prove e testimoni – per accusare il proprio dipendete di furto o eventualmente di altri comportamenti (assenteismo, abuso legge 104, falsa malattia, concorrenza sleale e molto altro ancora) per cui è comunque previsto il licenziamento in tronco (per giusta causa).

I casi più frequenti riguardano dipendenti colti mentre si appropriano del denaro di cassa o comunque di beni che rientrano nel patrimonio aziendali – ci sono quelli più subdoli – che invece di lavorare per il proprio datore, favoriscono per denaro,le aziende concorrenti dirottando ad esse informazioni, clienti, fornitori e contatti vitali per il business dell’impresa. Se hai necessità di svolgere indagini nei confronti dei tuoi dipendenti, contattami liberamente ai numeri riportati nella pagina.

Giuseppe Tiralongo

 

 

 

Le Sette Sataniche e le investigazioni private

Le Sette Sataniche e le investigazioni private

Il satanismo è uno di quegli argomenti che più di altri affascina per la sua ombra di mistero e suggestione; sono tra di noi e si celano nelle vesti di “persone comuni”,  si annidano nei meandri della società buona e hanno ottimi rapporti con la gente che conta – coinvolgono, sconvolgono e distruggono la vita delle persone, trasformando quello che, con molta probabilità era un gioco, in un vero e proprio incubo dove è difficile uscirne.

Fortunatamente non mi capita tutti i giorni. Affrontare un indagine che abbia come obbiettivo quello di smascherare le malefatte di una setta satanica è davvero una grana per un investigatore privato che il più delle volte si scontra con la realtà dell’occulto quasi per caso, impegnato in una investigazione che il più delle volte ha per oggetto tutt’altro, magari una presunta infedeltà coniugale o la cattiva condotta di un giovane.

Fatto sta che, quel che prima era un indagine di routine ben presto può tramutarsi in un investigazioni più complessa e articolata che va gestita con il massimo riserbo fino a quando non si evidenzia “il reato” per cui si possa richiedere necessariamente l’intervento della Pubblica Sicurezza e passare, magari la palla, al corpo di Polizia SAS (Squadra Anti Sette).

La difficoltà di questa tipologia di indagine sta appunto nell’identificare le fattispecie di reato commessa dalla setta – la Costituzione italiana sancisce difatti che ogni persona ha il sacrosanto diritto di riunirsi, associarsi e credere in ciò che vuole, esprimendo liberamente il proprio pensiero – da quando è stato abolito il reato di plagio la legge si è sempre dimostrata del tutto inadeguata per reprimere il satanismo e il più delle volte tutto finisce nel non perseguire quei comportamenti pericolosi per la sicurezza di affiliati e non.

Se si vogliono avere prove concrete ed ottenere giustizia è fondamentale andare in fondo della vicenda, indagando sulle condotte dei leader di questi gruppi al fine di comprendere se nelle loro azioni si possano configurare reati comuni, come violenza, truffe, reati associativi, furti, abusi psicologici, etc…

Generalmente il reato di truffa è quello più semplice da identificare nel comportamento di santoni, maghi, satanisti e guaritori, i quali il più delle volte “con artifizi o raggiri, inducono taluno in errore” (art. 640 c.p.) per procurarsi un profitto che altrimenti non avrebbero potuto generare.

Un esempio lampante è il caso Vanna Marchi, la quale aveva indotto attraverso televendite molte persone a sborsare grandi somme di denaro in cambio di bustine di cloruro di sodio, rametti d’edera ed altri oggetti, la cui funzione avrebbe dovuto essere quella di combatte il malocchio ed allontanare le malattie. La società Ascié s.r.l. finì in bancarotta e i componenti del gruppo vennero condannati per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata e bancarotta fraudolenta.

Un’altra grande difficoltà è rappresentata dalla reticenza e l’omertà degli affiliati che il più delle volte si rivelano diffidenti nei confronti di investigatori privati, polizia e psicologi che cercano faticosamente di aiutarli – molti di essi hanno subito vere e proprie manipolazioni mentali, sono stati minacciati e hanno una tremenda paura di finire nei guai.

Personalmente sono convinto che l’investigazione privata in questo contesto debba muoversi autonomamente da quella condotta dalla Polizia: semplicemente, l’investigatore privato non deve farsi condizionare dalle deduzioni e le conclusioni di altri detective ma deve perseguire il proprio cammino senza farsi influenzare da sentimenti personali, religiosi e morali solo così potrà evidenziare nelle sue indagini risultanze che siano realmente utili ai fini dell’indagine.

Mi viene in mente il caso delle “Bestie di Satana”, doveil papà del defunto Fabio Tollis, che nella vita faceva tutt’altro che l’investigatore, decise di ficcare il naso nella vicenda che riguardava la scomparsa del proprio figlio. Michele Tollis cominciò a frequentare gli ambienti e gli amici che praticava abitualmente il figlio, cercando di trovare dei collegamenti per capire dove fosse finiti il proprio ragazzo.

Quando uno degli elementi del gruppo fu arrestato, Michele Tollis fornì agli inquirenti indicazioni preziosi per la svolta del caso e il ritrovamento dei cadavere di altri giovani, assassinati dalla follia satanista.

Se hai problemi legati a vicende simili non attendere l’irreparabile, chiami, insieme cercheremo di capire se e come risolvere la situazione.

Giuseppe Tiralongo

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