L’importanza delle indagini difensive

L’importanza delle indagini difensive

arrestoTutti criminologi, tutti investigatori, tutti consulenti tecnici, il mondo delle indagini difensive è ai me, contornato da attori che il più delle volte si rivelano poco professionali o del tutto incompetenti.

Fortunatamente in questo paese non c’è un boom di omicidi seriali e quindi molti di essi finiscono per abbandonare i tribunali, diventando giornalisti, scrittori o opinionisti nelle solite trasmissioni televisive dove ridicolizzano le loro professioni, parlando ad esempio, di offender profiling, criminal profiling, criminal personality profiling o criminal investigative analysis, tutti strumenti comportamentali ed investigativi che, a mio avviso, in Italia non ha mai portato alla soluzione di nessun caso!

C’è poco da fare, le indagini difensive stentano a decollare per via delle norme che purtroppo ne limitano l’efficacia o per la diffidenza di molti avvocati che ancora oggi non hanno ben compreso l’utilità delle investigazioni difensive o preventive, e che il più delle volte temono di finire nei guai per qualche errore commesso durante l’espletamento degli accertamenti.

In effetti quando si lavora in una indagine difensiva è fondamentale seguire alla lettera determinate procedure e rispettare quanto previsto dal codice penale al fine di non inficiare il lavoro svolto e finire nelle mani del PM il quale il più delle volte non vede di buon occhio l’attività investigativa condotta dalla difensa.

Le statistiche ci dicono che la maggior parte degli avvocati penalisti italiani, non crede nelle indagini difensive e quindi non le svolge limitandosi il più delle volte nel valutare solamente se “la prova superi lo standard del ragionevole dubbio”, privando i loro assistiti di uno strumento difensivo importantissimo.

Perché sono importanti le indagini difensive?

Le indagini difensive sono importanti perché pareggiano la disparità che insiste tra “accusa”: supportata sempre dal lavoro di polizia, carabinieri, guardia di finanza e consulenti tecnici di ogni materia,  e “difesa”: sostenuta solo nel caso di indagini difensive dal prezioso contributo professionale di investigatori privati e consulenti tecnici, quali ad esempio, genetisti, psicologi forense, neuropsichiatri, consulenti informatici, criminologi, periti balistici, ecc.

Le indagini difensive possono essere molto efficaci se vengono utilizzate in maniera strategica. Quando l’investigatore privato indaga per supportare il lavoro dell’avvocato difensore, cerca di ricostruire e accertare i fatti, di reperire quegli elementi, quei testimoni e quelle prove che, per un motivo o per un altro, potrebbero essere sfuggite agli occhi attenti degli inquirenti.

Questi fattori delle volte possono costituire per la difesa, l’asso nella manica che l’avvocato attendeva per poter rilanciare una vera e propria controffensiva. Sia quindi chiaro a tutti che, il compito dell’investigatore privato non è quello di scoprire il colpevole di un delitto, ma semplicemente quello di tentare di rispondere alle domande di rito poste dagli addetti ai lavori, quali ad esempio: cosa è successo?, quando è successo?, come è successo?, perché è successo?, quale è il movente?, chi è il colpevole, al fine di individuare nuovi elementi che possano discolpare il proprio cliente.

Proprio per questo è importante che la difesa possa avvalersi di un investigatore privato professionista capace di destreggiarsi nelle investigazioni difensive, in grado di esaminare i testimoni, esperto nei sopralluoghi, e che abbia all’interno del suo staff investigativo consulenti tecnici validi.
La Legge 397/2000 stabilisce che l’investigatore privato incaricato dall’avvocato difensore può svolgere investigazioni difensive dirette o indirette nell’ambito di un procedimento penale.

Le indagini dirette sono quelle azioni condotte personalmente dall’investigatore privato, volte a reperire direttamente la fonte di prova (nei sopralluoghi, nei pedinamenti, nella raccolta di documentazioni, ecc.); le indagini indirette sono invece quelle dove la fonte di prova viene reperita indirettamente, ovvero viene prodotta da terzi (nell’escussione di un test, di un indagato, di persone informate sui fatti, ecc.).

Le tecniche di indagine difensiva sono diverse e cambiano a secondo dello scopo che l’investigatore privato intende raggiungere, ci sono attività investigative che interessano l’analisi della scena del crimine, i rilevamenti scientifici per repertare una traccia di sangue o un’impronta digitale, le tecniche e le procedure scientifiche per la perizia balistica, i metodi e le procedure legali per escutere una persona informata sui fatti o direttamente imputata, le tecniche per eseguire pedinamenti ed appostamenti, ecc.

Svolgendo la professione di investigatore privato a Roma, posso affermare come in questo ambito investigativo sia importante non improvvisarsi mai, mantenere sempre e solo il proprio ruolo, e porsi delle domande che non abbiano a che fare solamente con i fatti oggettivi del caso, ma bensì con l’intero procedimento penale.

Per mia esperienza personale, ho imparato sulla mia pelle quanto sia importante saper ascoltare gli altri colleghi, proprio questo è il segreto del successo e si raggiunge solamente quando la squadra della difesa è affiatata, capace di lavorare in team e in grado di comunicare in maniera coordinata e puntuale, con la consapevolezza del fatto che la giustizia e la legge non vanno mai a braccetto…

Se necessiti di un investigatore privato per svolgere indagini difensive, contattami liberamente ai numeri presenti nella pagina.

 

Giuseppe Tiralongo

 

 

“Sparo o non sparo?” questo è il dilemma

“Sparo o non sparo?” questo è il dilemma

sparare difesaLe rapine in casa purtroppo non cessano di aumentare, il trend è in continua crescita e sono sempre più frequenti, soprattutto al nord Italia.

Chi non vorrebbero difendersi? In queste circostanze la paura è tanta ma ciò non può giustificare agli occhi di un giudice, una reazione armata e quindi un “eccesso di legittima difesa“.

Nel nostro paese chi reagisce ad un furto o rapina in casa utilizzando una pistola legittimamente detenuta, inevitabilmente finisce indagato, condannato e nell’80% dei casi, inarcerato.

Recentemente ho avuto modo di guardare una trasmissione televisiva su La7, dove l’avvocato Giulia Buongiorno ha chiarito come e in quali occasione un cittadino può sparare ad un ladro o rapinatore che si sia introdotto furtivamente in casa e che minacciosamente abbia raggiunto la camera da letto.

Quello che emerge è una situazione inverosimile; la Buongiorno  asserisce che “Se siete in casa e state dormendo e nel cuore della notte entra uno sconosciuto, potete sparare solo ed esclusivamente se l’avventore non solo è armato, ma se in quel momento sta per spararvi. La legge dice che ci vuole un pericolo imminente“.

Un quadro della situazione davvero assurdo perché di notte, assonnati ed impauriti da un evento comunque violento, sarà davvero difficile valutare lucidamente e al buio, quali siano le intenzioni dello sconosciuto che si è introdotto in casa nostra. E’ inutile girarci attorno, la paura pervade i nostri pensieri ed il terrore prende possesso del nostro corpo per la comprensibile paura che sia di subire del male.

In base a quanto raccontato dall’avvocato Buongiorno “servirebbe una vera e propria indagine notturna per comprendere se chi ci sta aggredendo stia mettendo in pericolo la nostra vita. In questo caso potremo far fuoco; ma ad una condizione: che non ci siano altre alternative. Se abbiamo in casa una alternativa che ci consente di difenderci senza ferirlo o ucciderlo, dovremo prima pensare a questa”, ad esempio colpendolo con una sedia, un bastone “Se l’aggressore, mentre noi dormiamo, avanza disarmato, anche se siamo armati, non possiamo usare la pistola. Se spariamo, diventa una colpa, un omicidio colposo o lesioni colpose“.

Reati per cui è prevista la detenzione da 4 a 6 anni, escluse le aggravanti.  Siamo spacciati se durante l’aggressione, terrorizati dalgi eventi, “spariamo alle spalle dello sconosciuto” a quel punto il reato che si configura è quello di omicidio volontario dove è prevista una pena detentiva di circa 21 anni”.

Credo che l’avvocato Giulia Buongiorno abbia centrato il nocciolo della questione, ovvero che la legge e la giustizia non vanno verso la stessa direzione, non esiste il buon senso e in realtà, se analizziamo come è interpretata la legge della legittima difesa, in Italia nessuno ha il diritto concreto di potersi difendere.

Ricapitolando, secondo i giuristi, il mal capitato che stava dormendo e che si è svegliato perché allertato dai rumori, dovrebbe valutare in piena serenità altre alternative per evitare di non finire in galere, fino a quella più assurda di accettare ad esempio una eventuale colluttazione con uno o più individui di cui non conoscono le intenzioni.

Questa legge è mal fatta, poco chiara e ai me, troppo spesso soggetta ad interpretazioni; c’è chi dice  che se spari in casa anche al buio, contro un soggetto disarmato che avanza, sia legittima difesa, chi asserisce che sparare ad un soggetto che sta aggredendo il proprio caro, sia legittima difesa, chi invece conferma il contrario.

Dalla mia esperienza ventennale di investigatore privato, in qualità di consulente tecnico della difesa, posso sicuramente confermare che se sparate alle spalle del furfante o lo centrate fuori dalla vostra abitazione (vedi il caso dell’imprenditore Antonio Monella e quello del Sig. Ermes Mattielli, quest’ultimo condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione e al risarcimento di 135.000,00 euro) verrete sicuramente condannati!

Quante volte abbiamo sentito dire il famoso …”sempre meglio un brutto processo che un bel funerale”?

Nella mia vita professionale ho avuto modo di lavorare per la difesa penale di un uomo che si trovò nelle stesse circostanze sopra descritte, …lui sparò!

Questa persona dovette sborsare circa 60.000,00 euro per assicurarsi una buona difesa, poi fu comunque condannato a 6 anni di carcere e al risarcimento di circa 180.000,00 euro, ai familiari del ladro che ferì mortalmente. Posso ricordare ancora le sue parole ed in sintesi mi ripeteva spesso che se quella sera avrebbe avuto l’opportunità di decidere del proprio destino, avrebbe scelto la morte piuttosto che vedersi depredato dei propri beni, costretto all’indebitamento con le banche e a scontare una condanna ingiusta, mi ripeteva spesso “vede Tiralongo, io ero una persona onesta” come a voler prendere distanza da quanto accaduto.

Il vero dramma sta nella lentezza della macchina giudiziaria, nel costo che può avere una buona difesa, chi affiderebbe la propria libertà all’avvocato d’ufficio scelto in fretta e furia?…Su certi argomenti, oggi troppo controversi, toccherà ai posteri pronunciarsi, con leggi efficaci a prova di uomo e non di robot…

 

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